Expo Dubai: video, droni e tante luci

AIM Associazione Interessi Metropolitani • dic 13, 2021

Di ritorno al viaggio studio di AIM a Dubai, proponiamo le nostre impressioni e suggerimenti su Expo e su un mondo in crescita, con logiche così diverse dalle nostre

Un soggiorno a Dubai, anche se breve, porta in una dimensione surreale, fatta di architetture estreme, illuminazioni psichedeliche, contrasti portati all’eccesso.
Forse anche per questo Expo, il grande luna park per adulti, inserito in questa città, in qualche modo colpisce di meno.
Dopo la salita sul Burji Kalifa e la passeggiata sul pavimento di vetro di The Frame, i padiglioni dell’esposizione universale non stupiscono.

Quello che colpisce, ogni volta che si va a Dubai, è vedere questa crescita così veloce e inesorabile, i continui cantieri in terra e per mare che, in pochi anni, hanno trasformato
un villaggio di pescatori di perle nell’odierna megalopoli. Una crescita sregolata, che ghettizza il povero pedone costretto a percorrere anche poche centinaia di metri sotto cavalcavia privi di marciapiedi e attraversamenti, rendendo di fatto impossibile muoversi, se non in auto.
La nostra guida in loco, l’architetto e professore
Cristiano Luchetti, ci ha preparato alla comprensione di questa città, in una breve lezione che pubblichiamo  e che ben sintetizza questa continua bolla immobiliare, spesso sostenuta dall’emirato di Abu Dhabi.

Gli sviluppi immobiliari gravitano tutti attorno a imponenti shopping mall e si sviluppano su un tema specifico acquisendo appellativo di “city”: Global village city, Miracle garden city, Meydan One city, Creek harbor city, Falcon city… talvolta decollano, altre volte non attecchiscono.


Il nuovo quartiere di Expo nasce un po’ con questa logica ed è raggiunto dalla metropolitana che lo collega al centro dopo numerose fermate (circa 60 minuti).
Il masterplan è stato disegnato con la forma di tre petali, presidiati da altrettanti padiglioni tematici, che svettano con fierezza e imponenza. Mobilità (Norman Foster) Terra (Grimshaw Architects) e Opportunità (AGi architects). Il padiglione dedicato alla mobilità è il più interessante, anche se la narrazione è molto didascalica e generalista.
Come spesso accade, i vari Paesi interpretano a loro modo il tema dell’esposizione - in questo caso Connecting Minds, Creating the Future. Anche i padiglioni più imponenti UAE (Calatrava) o Arabia Saudita (studio BMA), Marocco o Brasile, Pakistan o Svizzera di fatto propongono uno spot turistico del Paese. I video immersivi che spesso partono già dalla facciata, accompagnano ad una visita virtuale dello Stato espositore.
A chi ha in programma una visita a Expo Dubai, lascio qui la lista di padiglioni che, secondo la mia opinione, val la pena di vedere, o per le soluzioni architettoniche o per la mostra all’interno. Noi, in tre giorni, siamo riusciti a vederne oltre quaranta. A parte il Giappone, che ha come punto d’orgoglio la coda e che quindi crea una barriera di almeno un’ora che non mi sono sentita di affrontare, non abbiamo dovuto mai attendere a lungo l’accesso, facilitati anche dalla possibilità di prenotarsi tramite l’app.
Una app molto valida, sulla carta, in realtà piena di bug, per cui i biglietti compaiono e scompaiono a loro piacimento e così pure le prenotazioni. Ad alcuni di noi è anche successo di avere i biglietti scambiati con ignoti, con grande stupore di avere fattezze arabe allo scanner del qr code.

Consigliamo quindi Arabia Saudita, Singapore, Olanda, Terra, Israele, Spagna, Brasile, Vision, Polonia, UAE, Russia, Mobility, Lussemburgo, Pakistan, Marocco, Svizzera, Finlandia, Austria, Kazakistan, Perù, Barhain.


Guida ai padiglioni

Apriamo ora il capitolo sul padiglione italiano. Noi abbiamo avuto la fortuna di essere assistiti da una giovane ragazza che, con un sistema di amplificazione anni ’70 (una sorta di walkman) ci ha illustrato con freschezza e fierezza sia l’architettura che la mostra.
Le tre barche tricolori sul tetto e la tenda creata da cime realizzate riciclando tappi di plastica hanno un loro perché. Un tributo al paese ospitante (la tenda) e un’intenzione ecologica di grande effetto, così come i laghi di alghe all’interno, che depurano e rinfrescano l’aria, oltre a riproporre nuovamente il tricolore. Grazie alla loro azione, nel padiglione si gode una piacevole frescura  e ben più naturale dell’aria condizionata. Anche le vernici con cui pareti e pavimenti sono rifiniti sono frutto di una sperimentazione, con pigmenti ottenuti da bucce d’arance e scarti di caffè.
Per il resto (un bar che sforna caffè a nastro, un enorme David a formato naturale, una mostra di costumi tradizionali campani, una sorta di panteon ligneo con proiezioni video) questo padiglione non esce dai luoghi comuni di amore, pizza e mandolino, rendendo a mio avviso vano lo sforzo di centrare il tema dell’esposizione con un’interpretazione sostenibile.
La sostenibilità è una cifra stilistica comune quasi a tutti i padiglioni, che mostrano sensibilità a questo tema, spesso affrontato con una profusione di pannelli solari.
Dei padiglioni visitati, la Russia è quello che ha approfondito il tema nel modo più scientifico, presentando recenti indagini neuro scientifiche sul cervello. Il Lussemburgo ha creato un percorso simbolo dell’economia circolare, aromatizzato dal profumo dei loro boschi. Il Brasile ha un approccio ludico, con una serie di amache che sfiorano l’acqua di un enorme lago.
Spagna e Israele hanno prodotto i video più coinvolgenti e interattivi, mentre l’Olanda espone la sua ricerca condotta per ricavare acqua condensando il vapore acqueo dell’aria. La Svezia propone un padiglione tutto ligneo, simbolo delle loro foreste, mentre la Svizzera ha una facciata super riflettente, che fa risaltare il rosso e bianco dei colori nazionali.
Una delle attrazioni più gettonate è un’enorme fontana circolare, in cui l’acqua scende lungo piani inclinati creati da un acciottolato nero. Un piacevole momento rinfrescante e giocoso.
Il padiglione Vision, in cui l‘emiro Mohammed bin Rashid Al Maktum racconta la propria storia ed esprime la sua visione di sovrano, merita una visita, se non altro per conoscere la megalomania e la mancanza di senso critico di un emiro che impone negli alberghi della città, di fianco al Corano, un libro sulla sua storia.
Non mancano ristoranti tematici, aree pic nic, shop e camminamenti ombreggiati da vele. Non abbiamo notato una grande sensibilità al tema dell’accessibilità, con tanti padiglioni serviti da scale, mentre all’interno del sito è possibile affittare cart e anche biciclette. Tutti - ma proprio tutti - portano la mascherina dentro e fuori i padiglioni, “controllati” anche da piccoli robot su ruote, che girano soprattutto in prossimità degli ingressi.
In linea generale non si percepisce un grande salto tecnologico dal nostro Expo milanese. Sicuramente sono stati venduti molti meno biglietti, perché code non se ne fanno e non si ha mai il senso della ressa, ma sicuramente questi dati non verranno mai pubblicati con chiarezza.
La struttura più interessante di tutta Expo è l’enorme cupola di Al Wasl Plaza, cuore pulsante del sito, il più grande schermo mai realizzato, che all’imbrunire si anima con proiezioni davvero magiche. Noi abbiamo avuto anche la fortuna di assistere al concerto di Alicia Keys, di cui pubblichiamo un breve video, che meglio delle parole descrive la magia e l'energia dello spettacolo.

Da non mancare Alserkal, il quartiere di capannoni industriali ora convertito in hub artistico e creativo di Dubai. Alserkal Avenue è un complesso industriale che ospita gli ex magazzini di Al Quoz. L'area è il distretto artistico e culturale di Dubai con una serie di gallerie, strutture e residenze per artisti. L'Avenue ospita oltre 40 concept creativi, tra cui 20 spazi permanenti dedicati all'arte come “Concrete”, il primo edificio negli EAU ideato dal famoso studio di architettura olandese OMA che ci ha aperto le porte della struttura multifunzionale realizzata in cemento, con una facciata translucente in policarbonato e muri movibili.

Il nostro viaggio ha toccato anche altri due emirati adiacenti: Abu Dhabi e Sharjah. L’escursione ad Abu Dhabi si è svolta secondo le due tappe obbligatorie: la moschea bianca, la cui visita – causa Covid – è più lieve per le signore che non hanno l’obbligo di indossare la puzzolente palandra d’ordinanza e il museo del Louvre, un’architettura straordinaria firmata Jean Nouvel, con un’enorme cupola traforata, resa ancora più affascinante dalla presenza dell’acqua.
Sharjah, invece, è un emirato più “normale”. A meno di 30 km da Dubai, ne è il dormitorio dei lavoratori, offrendo case a prezzi più accessibili. La nostra visita è iniziata all’installazione Rain room, una stanza buia, in cui viene ricreata una pioggia costante, che cessa nel momento in cui ci si passa sotto. Una sorta di Mar Rosso verticale e tecnologico, che agisce con termo scanner, sensori e video camere. In seguito abbiamo visitato il centro città, in cui ha sede la Sharjah Art Foundation voluta dal sultano Sooud Al Qassemi, appassionato d’arte contemporanea, che ha restaurato con sapienza le architetture tradizionali, costruite con murature in blocchi di corallo, facendone la sede di un’importante biennale d’arte e ospitando mostre, proiezioni e dibattiti di interesse internazionale. Rientrando, siamo passati dal deserto per visitare il Museo geologico progettato da Hopkins Architects, una sorta di presenza aliena, con edifici circolari dal guscio metallico, in mezzo alle dune giallo ocra: un omaggio al paesaggio (marziano) del deserto con un progetto che rievoca la preistoria dei gusci dei fossili.

Le serate a Dubai sono state rallegrate dalla presenza costante del Burj Kalifa, che di notte si accende creando un led wall gigantesco che non finisce di stupire, coadiuvato dallo spettacolo delle fontane danzanti a ritmo di musica. Uno spettacolo che ricorda i fuochi d’artificio e che in qualche modo agisce sui ricordi d’infanzia di ciascuno di noi.


Dopo l’inno alla sostenibilità proclamato in quasi tutti i padiglioni, questa profusione energetica e l'inquinamento luminoso ci fanno specie e in qualche modo percepiamo che questo carosello non può che avere un futuro segnato.


Susanna Conte

Autore: AIM Associazione Interessi Metropolitani 23 apr, 2024
  In occasione della Milano Civil Week , il Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano in collaborazione con l' Associazione Interessi Metropolitani e Lab[QUS] , hanno organizzato una Jane's Walk . Sabato 11 maggio dalle ore 10.30, c ondurremo una camminata a Ponte Lambro assieme ad abitanti, attori locali, architetti e ricercatori per esplorare attraverso un approccio comunitario il Parco Elio Vittorini , ri-scoprirlo con altri occhi e promuovere pratiche di riappropriazione dello spazio pubblico . La Jane's Walk diventa occasione per le cittadine ei cittadini per osservare, condividere esperienze e re-immaginare collettivamente i luoghi in cui vivono, lavorano, giocano. Evento a cura di: Cassandra Cozza, Arianna Scaioli (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano). In collaborazione con: Nadia Bertolino (Associazione Interessi Metropolitani), Umberto Nicolini (Lab[QUS]), Miriam Rebecchi. Evento Libero. Per informazioni e iscrizioni: ariannaluisa.scaioli@polimi.it
Autore: AIM Associazione Interessi Metropolitani 06 mar, 2024
AIM - Associazione Interessi Metropolitani con il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano e l'associazione Architetti per Milano, propone nuovi incontri per il ciclo "Osservatorio Metropolitano" che, con il coinvolgimento di relatori esperti, approfondisce questioni e proposte sullo sviluppo della città metropolitana di Milano. A partire da martedì 19 marzo 2023 alle ore 18:00 ci sarà il primo incontro dal titolo "Digital Twin". La modalità di partecipazione agli incontri è online e iscrivendovi riceverete un link per poter accedere agli incontri. La partecipazione agli incontri è gratuita fino al raggiungimento del numero massimo consentito di utenti connessi. Evento in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano. Riconosciuti 2cfp agli Architetti ad incontro. Frequenza minima: 100% . Riconosciuti 6 CFP per ingegneri per la partecipazione all'intero ciclo. Evento accreditato come seminario. Per informazioni scrivere a formazione@ciam1563.it
Autore: AIM Associazione Interessi Metropolitani 21 feb, 2024
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